Che cos’è il Profilo su Google (ex Google My Business) e come funziona

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Categoria: Promozione locale, Strategia digitale

Google My Business – da poco ribattezzato Google Profile, in italiano “Profilo dell’attività” – è il sistema che Google mette a disposizione di negozi, artigiani, professionisti e aziende locali per farsi trovare online con dati curati e aggiornati, sfruttando la geolocalizzazione e il proprio potentissimo ecosistema di informazioni e connessioni.

È un’opportunità gratuita, almeno per ora; in più, c’è la possibilità di pagare i servizi pubblicitari di Google per incrementare la visibilità e le funzioni del profilo.

In un altro post spiego in dettaglio come funziona la scheda Google, in che modo interagisce con le ricerche locali online e perché è imprescindibile per fare marketing e promuoversi, a livello locale e non solo.

Qui vedremo piuttosto:

  • chi può avere un profilo Google
  • a cosa serve registrarsi e quali vantaggi dà.

Nel corso dell’articolo userò Google My Business, profilo e scheda di Google come sinonimi: intendo sempre la stessa cosa.

Chi può avere un profilo Google?

Vediamo subito quali sono le aziende a cui Google concede l’opportunità di registrare e gestire un profilo.

Attività eleggibili per avere un profilo Google (ex Google My Business)

In generale per business locali possiamo intendere tutte quelle attività che hanno interesse a incontrare fisicamente il proprio cliente, ovvero che hanno un servizio legato a una sede fisica o a un’area di riferimento. 

Google dà dei criteri molto più empirici e chiari. In base alle linee guida, che qui sintetizzo, possono iscriversi su Google My Business tutte le attività che incontrano di persona il cliente:

  1. presso la propria sede
  2. o presso il domicilio del cliente (Service Area Business)
  3. o entrambe le cose
  1. Sono le attività che hanno un negozio o un ufficio aperto al pubblico o alla propria clientela, magari su appuntamento, non necessariamente con vetrina su strada, ma riconoscibile almeno grazie a un’insegna, una targa o un citofono.
  2. Sono le attività di chi si reca a casa del cliente. Si pensi agli artigiani come l’elettricista, l’imbianchino ecc. Ma anche alle ghost o dark kitchen, cioè alle cucine che, anziché essere parte di un ristorante, funzionano come laboratorio di pasti d’asporto o a domicilio. In questi casi si può anche evitare di dichiarare la propria sede (a meno che non si rientri nel caso successivo).
  3. Sono le attività che hanno una sede aperta al pubblico, ma in più prestano il proprio servizio o consegnano i propri prodotti in un’area circoscritta. Si pensi a un ristorante o una pizzeria che ha sia uno spazio dove ospita i coperti, sia un servizio di delivery.

Cito dalle linee guida:

I profili dell’attività su Google My Business possono essere creati solo per le attività che dispongono di una sede fisica visitabile dai clienti o che si spostano per raggiungerli.

[…] Brand, organizzazioni, artisti e altre attività che operano esclusivamente online non sono idonei per i profili Google My Business.

Le attività che operano esclusivamente online non sono idonee per i profili Google My Business.

Credo che questa sia una delle istruzioni più snobbate di tutte le linee guida.

Per intenderci: un e-commerce che vende in tutta Italia non è per Google un’attività locale, a meno che non abbia anche un punto vendita dove riceve fisicamente i clienti. Una professionista che lavora per lo più da remoto non è ammessa se è una digital worker esclusiva, ma diventa eleggibile se si reca anche fisicamente presso i propri clienti; in questo caso configurerà la scheda indicando non tanto il proprio indirizzo, ma la propria area di servizio (non oltre le 2 ore di distanza, secondo le linee guida). Se sei professionista e cerchi istruzioni puoi leggere questo post: Come configurare Google Business Profile per i professionisti.

Perché registrarsi su Google

Cominciamo a trarre una prima conclusione importante: per comparire nei risultati locali di ricerca è fondamentale essere registrarsi con un Profilo dell’Attività su Google (che, come dicevo, è il nuovo nome di Google My Business; negli anni ne ha cambiati tanti: forse qualcuno ricorda ancora Google Places o Google+ Local). 

Distinguo tra esserci e registrarsi, perché la scheda potrebbe già esistere, ma fuori dal nostro controllo, perché creata da qualcun altro o da Google stesso, grazie ai suoi potenti mezzi di rilevazione stradali (auto, zaini indossati da escursionisti, trolley portati a mano, moto e persino motoslitte) o grazie all’interpolazione di dati presenti su internet, che Google scansisce regolarmente.

In questo caso occorre quanto prima verificare o rivendicare la scheda e acquisirne la legittima proprietà. Per farlo è sufficiente collegarsi al sito ufficiale business.google.com e registrarsi o accedere con il proprio account Google, poi seguire passo passo le istruzioni.

Schermata di registrazione su business.google.com

Una scheda che esiste, ma non è verificata o rivendicata dal titolare dell’attività, è uno strumento limitato e spesso una mina vagante. Non solo funzionerà in modo parziale, ma non se ne potrà esercitare il controllo, né sfruttarla appieno; per es. non si potranno compilare alcuni campi importanti (tra cui il link al sito) o variare i dati errati, non si avrà modo di rispondere alle recensioni, di interagire con le persone e rivolgersi a Google stesso con l’autorevolezza di ‘proprietario’.

Una scheda che esiste, ma non è rivendicata dal titolare dell’attività, è una mina vagante.

Il titolare avrà sempre le mani legate e dovrà limitarsi a subire una gestione piuttosto anarchica, risultato della sola intelligenza artificiale di Google e delle informazioni fornite liberamente dagli utenti.

Cosa bisogna fare, in sintesi

Ecco, in sequenza, cosa serve fare:

  1. Creare la propria scheda, se non esiste
  2. Se esiste già, verificarla o, nel caso fosse in mano a un gestore precedente, rivendicarla
  3. Configurarla e compilarla completamente e correttamente, in tutti i campi visibili e nascosti; attivarne tutte le funzioni utili.

Se già il terzo passaggio non è così scontato, perché comporta una conoscenza non superficiale dello strumento e alcune scelte tattiche che incidono sul posizionamento della scheda, ce ne sono altri due ancora meno ovvii, cioè:

  1. Gestire e presidiare la scheda in modo attivo, settimana per settimana
  2. Ottimizzarla e integrarla in una strategia organica più ampia, di medio termine, che coinvolga tutte le proprie risorse fisiche e digitali: sito, social, comunicazione in negozio, newsletter, relazioni chiave, passaparola virtuale e reale ecc.

Non mi soffermo qui sulla spiegazione dei diversi passaggi, che ho affrontato in dettaglio in un altro post: Come configurare e gestire il profilo dell’attività su Google. Voglio piuttosto elencare i vantaggi di avere una scheda Google My Business ben fatta e gestita.

Vantaggi

Molto più di un biglietto da visita interattivo

La prima cosa che salta all’occhio di una scheda Google è che 

  • è disegnata molto bene: un ottimo esempio di concisione e facilità d’uso
  • raduna in poco spazio tutte le informazioni che servono per dare un colpo d’occhio dell’attività, sapere se è aperta in quel momento o scoprire quando lo sarà
  • è interattiva, a più livelli: chi la consulta può chiamare direttamente, visitare il sito e, a seconda dell’attività, prendere un appuntamento, chiedere un preventivo, leggere il menu, ottenere le indicazioni stradali per raggiungere il posto
  • è un catalizzatore di reputazione sociale, grazie alle recensioni.

Se, da lontano, il profilo Google può assomigliare a un biglietto da visita interattivo, in realtà è molto di più: un piccolo hub che condensa informazioni utili e link ad azioni auspicate, da ambo le parti.

Da un lato, chi cerca qualcosa ha fretta di trovare gli elementi e i bottoni chiave (cosa che nei siti non sempre è); dall’altro, chi vende ha interesse di facilitare il più possibile il contatto con i potenziali acquirenti. Il tutto ottimizzato sulla navigazione da cellulare, che è quella più utilizzata e in cui le ricerche locali rappresentano un terzo di quelle fatte.*

* Il numero è già piuttosto alto, ma se comprendiamo tutti i dispositivi, le ricerche locali ammontano addirittura al 46%, quasi una su due. Consulto le statistiche da un infografica di GO Gulf e da un blogpost di Hubspot, 16 Stats That Prove the Importance of Local SEO.

Statistiche semplici

Inoltre il profilo Google offre dati statistici chiari, di facile lettura. A proprietari e gestori, Big G comunica regolarmente: 

  • quante persone hanno visualizzato la scheda; in che percentuale queste provengono da ricerche dirette (attraverso il nome dell’azienda) anziché da ricerche puramente esplorative (attraverso la categoria o altri modi che Google sta mettendo a punto per sondare, accanto alla domanda consapevole, anche quella latente, tipica dei social, suoi concorrenti).
  • quanti hanno chiamato o mandato un messaggio
  • quanti hanno richiesto indicazioni per raggiungere l’indirizzo dell’attività.

L’unico difetto delle statistiche è che al momento Google non offre un archivio a lungo termine dei dati, ma consente di consultare solo quelli recenti, relativi all’ultimo trimestre o semestre. Per aggirare il problema, si possono fare degli screenshot.

Effetti reali

Infine, il vantaggio più importante: il profilo Google è capace di generare effetti concreti.

Nasce proprio per far compiere azioni alle persone: chiamare, contattare o raggiungere l’attività, lasciare una recensione, raccogliere in fretta le informazioni utili per capire se quel servizio fa al caso proprio. È basato su un motore potentissimo e su una gigantesca mole di dati (tra cui quelli basati sulla geolocalizzazione, dinamici e storici). 

Uno dei suoi obiettivi principali è il drive to store, cioè far sì che le persone raggiungano il negozio o la sede dell’attività, ma anche che la contattino per chiedere informazioni o prenotare un servizio.

In conclusione

Il profilo Google è una risorsa digitale pensata per connettere in via diretta domanda e offerta.

Benché da sola non sia certo sufficiente a esaurire la strategia di Local SEO e web marketing, né ci esoneri dal mettere in campo altre azioni auspicabili di promozione, di fatto è una pedina essenziale, tra le più potenti ed evidenti per farsi trovare online.

Inoltre la scheda di Google va incontro alle persone proprio quando hanno bisogno o stanno cercando qualcosa: dunque entra in relazione con i nostri potenziali clienti in una fase calda e affamata del loro percorso di navigazione. Si dice: “Nel customer journey siamo vicini alla fase di acquisto”. In quel momento, cioè, chi cerca esprime una domanda consapevole e determinata, dunque il modo migliore per soddisfarla è farsi trovare, essere chiari su ciò che si fa e con il miglior impatto comunicativo possibile.


Seguimi per altre indicazioni su come creare una strategia di promozione locale e come usare le risorse online per ottenere effetti reali.

Nota bene: Quando si fa marketing locale, ci si rivolge ai potenziali clienti di prossimità, ma non solo; tante attività locali intercettano clienti lontani, che però a un certo punto diventano vicini. Si pensi ad esempio alle attività turistico-ricettive come alberghi, B&B, ristoranti, agriturismi… ma anche a qualsiasi esercente, commerciante o artigiano che viene cercato in una certa zona o località dove siamo in viaggio o di passaggio (es. “Meccanico Taormina”). Lo spiego meglio nel già citato post che parla di ricerche locali.

Antonella Gallino

Mezza piacentina e mezza milanese, sono emiliana e lombarda nello stesso cuore. Dal 1999 al 2012 ho lavorato come consulente editoriale; dal 2013 aiuto aziende, professionisti e realtà locali a comunicare e promuoversi, online e non solo.

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